Un colto chansonnier che ha saputo unire una produzione di alto livello (Vi… Read Full Bio ↴Un colto chansonnier che ha saputo unire una produzione di alto livello (Via Broletto, Poema degli occhi, Camminando e cantando) con la vittoria di un Festival di Sanremo in coppia col brasiliano Roberto Carlos (Canzone per te, 1968) e una produzione di canzoni rivolta ai bambini (La casa, Per fare un fiore in collaborazione con Rodari e de Moraes) più altre molto impegnate (“La ballata dell’ex”, Lettera da Cuba, Dall’America fino ad Anch’io ti ricorderò dedicata a Che Guevara e Tango rosso scritta nel momento dello scioglimento del Pci).
Il suo look era più quello dell’intellettuale che del cantante. Gli piaceva ricordare che aveva iniziato la carriera nelle balere e nei nigth dei primissimi anni Cinquanta, a Grado e a Venezia fino a quando – nel 1962 – la Ricordi gli propose di provare da sé a scrivere le canzoni e lui tirò fuori la bellissima Io che amo solo te (650 mila copie vendute) che servì a far guadagnare al suo autore il proprio spazio accanto ad altri cantautori emergenti (Bindi, Paoli, Tenco, Gaber, Jannacci, Lauzi).
Lo sguardo serio, forse da attore mancato, e la predisposizione all’introspezione gli venivano da una adolescenza sofferta. Nato a Pola nel 1933, Endrigo era rimasto orfano di padre da ragazzino e poi era stato sfollato con tanti altri italiani dall’Istria nell’immediato dopoguerra. Dopo una parentesi a Trieste, era stato mandato in collegio a Brindisi. Siccome gli piaceva cantare, aveva iniziato a farlo sulle navi e nelle balere abbandonando gli studi. Con modestia e orgoglio, non perdeva occasione per dire che dopo tutto non avrebbe mai immaginato che quel mestiere gli avrebbe permesso di vivere con agio.
La passione di Endrigo era il Brasile, dove grazie alla collaborazione con Vinicius de Moares, Toquinho, Chico Buarque de Hollanda e la vittoria di Sanremo nel 1968 con Roberto Carlos, era venerato come un’icona della musica (di recente aveva dichiarato che avrebbe voluto tornare lì ancora una volta, forse per restarvi definitivamente). Non riusciva neppure a dimenticare Cuba, che lo aveva accolto trionfalmente negli anni Sessanta dopo aver musicato alcune poesie di José Martì (La rosa bianca) e dove era tornato, in una breve tournée organizzata dall’Arci, nel 1997.
Gli piaceva ricordare la bella e lunga collaborazione con il paroliere-produttore Sergio Bardotti, mentre gli dispiaceva di aver rincontrato il musicista Luis Bacalov nelle aule di un tribunale (l’accusa di plagio rivolta a quest’ultimo per la musica di Il postino, ultimo film di Massimo Troisi, che Endrigo aveva inciso in un suo pezzo di qualche anno prima).
Nel 2001 il Club Tenco gli ha dedicato una serata speciale, poi raccolta in cd (Canzoni per te), dove tanti cantanti giovani e meno giovani interpretano i suoi pezzi. Alcuni suoi dischi sono stati ristampati: dal recital L’Arca di noé del 1970 a La vita, amico, è l’arte dell’incontro, fino al recentissimo doppio cd i 45 giri. Nel 2003 ha inciso un cd – in collaborazione con la figlia Claudia – dove accanto ai suoi successi canta una struggente Altre emozioni, dove dice fra l’altro: “Abbiamo vinto e perso con filosofia, altre primavere verranno non solo di foglie e fiori ma una stagione fresca di pensieri nuovi...”. Alcuni cantanti friuliani hanno inciso nel loro dialetto molte canzoni di Endrigo per rendergli omaggio. Un libro-conversazione di Stefano Crippa e Doriano Fasoli ne ha ricostruito tutto l’itinerario artistico.
Il suo look era più quello dell’intellettuale che del cantante. Gli piaceva ricordare che aveva iniziato la carriera nelle balere e nei nigth dei primissimi anni Cinquanta, a Grado e a Venezia fino a quando – nel 1962 – la Ricordi gli propose di provare da sé a scrivere le canzoni e lui tirò fuori la bellissima Io che amo solo te (650 mila copie vendute) che servì a far guadagnare al suo autore il proprio spazio accanto ad altri cantautori emergenti (Bindi, Paoli, Tenco, Gaber, Jannacci, Lauzi).
Lo sguardo serio, forse da attore mancato, e la predisposizione all’introspezione gli venivano da una adolescenza sofferta. Nato a Pola nel 1933, Endrigo era rimasto orfano di padre da ragazzino e poi era stato sfollato con tanti altri italiani dall’Istria nell’immediato dopoguerra. Dopo una parentesi a Trieste, era stato mandato in collegio a Brindisi. Siccome gli piaceva cantare, aveva iniziato a farlo sulle navi e nelle balere abbandonando gli studi. Con modestia e orgoglio, non perdeva occasione per dire che dopo tutto non avrebbe mai immaginato che quel mestiere gli avrebbe permesso di vivere con agio.
La passione di Endrigo era il Brasile, dove grazie alla collaborazione con Vinicius de Moares, Toquinho, Chico Buarque de Hollanda e la vittoria di Sanremo nel 1968 con Roberto Carlos, era venerato come un’icona della musica (di recente aveva dichiarato che avrebbe voluto tornare lì ancora una volta, forse per restarvi definitivamente). Non riusciva neppure a dimenticare Cuba, che lo aveva accolto trionfalmente negli anni Sessanta dopo aver musicato alcune poesie di José Martì (La rosa bianca) e dove era tornato, in una breve tournée organizzata dall’Arci, nel 1997.
Gli piaceva ricordare la bella e lunga collaborazione con il paroliere-produttore Sergio Bardotti, mentre gli dispiaceva di aver rincontrato il musicista Luis Bacalov nelle aule di un tribunale (l’accusa di plagio rivolta a quest’ultimo per la musica di Il postino, ultimo film di Massimo Troisi, che Endrigo aveva inciso in un suo pezzo di qualche anno prima).
Nel 2001 il Club Tenco gli ha dedicato una serata speciale, poi raccolta in cd (Canzoni per te), dove tanti cantanti giovani e meno giovani interpretano i suoi pezzi. Alcuni suoi dischi sono stati ristampati: dal recital L’Arca di noé del 1970 a La vita, amico, è l’arte dell’incontro, fino al recentissimo doppio cd i 45 giri. Nel 2003 ha inciso un cd – in collaborazione con la figlia Claudia – dove accanto ai suoi successi canta una struggente Altre emozioni, dove dice fra l’altro: “Abbiamo vinto e perso con filosofia, altre primavere verranno non solo di foglie e fiori ma una stagione fresca di pensieri nuovi...”. Alcuni cantanti friuliani hanno inciso nel loro dialetto molte canzoni di Endrigo per rendergli omaggio. Un libro-conversazione di Stefano Crippa e Doriano Fasoli ne ha ricostruito tutto l’itinerario artistico.
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