Quanto la sua presenza sia fin da subito importante e non solo dal punto di vista musicale lo decreta il successivo In Quiete, testimonianza live che vede la Di Marco assurgere prepotentemente al ruolo di comprimaria. A questo punto è già molto più che una voce: il timbro dolce e carnale, la chiarezza dello stile, una passione senza risparmio, tutto in lei sembra accadere come un ideale contrappunto alle asperità della band. E' la nota mancante, quella che alleggerisce e assolve, il calore e il colore di cui il nuovo corso del sodalizio Ferretti-Zamboni con Magnelli, Canali e Maroccolo aveva bisogno per sbocciare definitivo.
Da allora, tanto su disco che sul palco, Ginevra agirà in prima linea, appena un passo indietro rispetto a Giovanni Lindo di cui è ombra luminosa, altro inseparabile, respiro segreto. Le composizioni iniziano a strutturarsi anche attorno a lei, proprio come il materiale pregresso che trova attraverso la sua voce nuovi sbocchi espressivi: una grazia pietosa, in virtù di una memoria sempre viva. Ginevra accoglie e assume su di sè il gravoso pathos ferrettiano per restituirlo intenerito, caldo, umano. Ne indaga l'aspetto terreno, ne rivela la trepida spiritualità: Linea Gotica (1996), Tabula Rasa Elettrificata (1997) e La terra, la guerra, una questione privata (1998) sono i capitoli di una band all'apice.
Intanto nasce e si consolida l?intesa tra Ginevra e Francesco Magnelli, mente compositiva della band, tastierista e pianista estroso, sempre in cerca di aperture e di nuove modalità espressive.
Il sodalizio frutterà dapprima una curiosa escursione 'cinematografica' (la sonorizzazione del film muto Il Fantasma dell'Opera) e quindi, finalmente, Trama Tenue (1999), il debutto in solitario di Ginevra, un disco che è planare spirito e precipitare carne come fosse il più naturale dei gesti. Al plauso della critica corrisponderanno il Premio Ciampi e il Tenco come miglior artista esordiente.
Risale a questo periodo l'intensificarsi della collaborazione con Max Gazzè, conosciuto in occasione del progetto-tributo al grande musicista inglese Robert Wyatt. Oltre a vedersi reciprocamente partecipi in Max Gazzè e Trama Tenue, Max e Ginevra suonano spesso insieme, si conoscono meglio e scoprono che i loro mondi, apparentemente cos? lontani, in realtà hanno molto in comune.
Nello stesso periodo esce, su etichetta Il Manifesto, il primo disco dal vivo di Ginevra dal titolo Concerto n. 1 - Smodato Temperante (2001), testimonianza del tour semiacustico dell?anno precedente. Le circostanze live spingono a scavare dentro le melodie e i suoni, cercandone i riverberi più nudi e segreti, indagando lo spazio e l'energia che cova tra l?avvenire elettrico ed acustico, l'intima coesione tra voce e strumento. Ginevra si gioca la carta della voce sul tavolo della canzone, con disarmante semplicità, senza alcun compiacimento. Lascia che la canzone vinca la posta, in modo che anche canzoni non sue come Korakanè (di De Andrè) o Ederlezi (tradizionale rielaborato da Bregovic) sembrano letteralmente nascerle dentro.
Il 29 giugno del 2001 gli ex CSI, escluso il dimissionario Massimo Zamboni, si ritrovano insieme sul palco di Montesole, sul crinale dell'appennnino che vide l'eccidio di Marzabotto, per un concerto dedicato alla memoria di Don Dossetti. Quel giorno, quella magica sera è documentata in Montesole (2003) - nascono in pratica i PGR (acronimo di Per Grazia Ricevuta). Il debutto della nuova entità avviene nel 2002 con l?omonimo album su etichetta Universal. L'organico dei PGR ricalca quello dei CSI tranne, naturalmente, Zamboni, ma le sonorità si spostano con decisione verso l?elettronica, previa l'arte esotica e raffinata del produttore francese Hector Zazou.
Ginevra è ormai a tutti gli effetti uno dei motori del gruppo, compone le melodie cui presta una voce sempre più duttile, ulteriormente arricchita dalle calde sfumature acquisite dall?essere diventata mamma. Ancora incinta di Jacopo, accetta di accompagnare Max Gazzè in un tour nei teatri che li vede impegnati da gennaio a marzo del 2002. Successivamente si imbarca nell'avventura dello spettacolo teatrale Iris (ispirato ad un racconto dello spagnolo Manuel Rivas). Esperienze che le permettono di entrare in contatto con artisti, generi e forme di diversissima estrazione, realt? a cui sembra adattarsi con splendida naturalezza.
Nel 2004, assieme a Magnelli, lascia i PGR per seguire altre direzioni. Si arriva così a Disincanto (2005), frutto dolciastro dal cuore amaro, undici episodi di grande versatilità. La coerenza del percorso di Ginevra rimane intatta, non si disperde e continua a spianare la sua narrativa luminosa e appassionata, impreziosendola di ombre e sfumature, di scatti e giustapposizioni. Raccoglie cioè il frutto di tutte quelle esperienze che le hanno insegnato il mestiere dell'essenzialità e della floridezza, l'imprevedibile complessità dei margini, il peso specifico delle sfumature, la complessità dello stare al mondo, su questo mondo, in questo tempo.
Nei due anni successivi Ginevra si dedica quasi esclusivamente alla grande esperienza musicale e di vita intrapresa con Stazioni Lunari. La natura itinerante del progetto, ideato da Francesco Magnelli, le permette di allargare ulteriormente gli orizzonti. Conosce nuova musica e nuovi musicisti, impara a comprendere ed a interagire con altre situazioni trovando finalmente quel terreno fertile (da sempre desiderato) in cui la musica è l'unica vera protagonista. Inizia il suo nuovo grande viaggio: quello che passa per la tradizione e i canti popolari. Arriva così a registrare l'ultimo suo disco ?Stazioni lunari prende terra a puerto libre, in uscita a fine ottobre 2006. Canti dal margine della Storia, da un mondo profondo e dimenticato: Romania, Ungheria, Grecia, i Balcani, gli Slavi, i Rom, il Portogallo, la Bretagna, il Messico, il Cile, gli italiani del Sud e quelli di Toscana. Arrangiamenti e rivisitazioni volti a coinvolgere il pubblico con il calore ed il sapore delle feste di paese, delle danze, della musica cantata dalla gente. Da sempre.
Una progressione che sa di ritorno a casa, a quel retroterra vivo, radicato tra cuore e memoria, che da sempre distingue la cifra espressiva di Ginevra.
di Stefano Solventi
mail: stefano.solventi@sentireascoltare.com
web: www.sentireascoltare.com
Usti usti baba
Ginevra Di Marco Lyrics
Jump to: Overall Meaning ↴ Line by Line Meaning ↴
O davulja maren
O davulja maren, baba
Me phenjake aven
Me phenjake aven
E najsukarjakje
E najsukarjakje, baba
Usti baba usti
O cheizi ikal
O cheizi ikal, baba
E najtiknorjakje
Usti usti baba
O davulja maren
O davulja maren, baba
Me phenjake aven
The lyrics to Ginevra Di Marco's song Usti usti baba are in the Romani language and are a mix of the Kalderash and Lovari dialects. The song is a traditional Romani song that is typically played during celebrations, weddings, and other festive occasions. The title of the song "Usti usti baba" literally translates to "Lips lips father," and the rest of the lyrics contain a series of rhythmic verses that express the joy and liveliness of Romani culture.
The first verse of the song describes the beat of the drum (davulja) that marks the rhythm of the dancers as they arrive at the celebration. The second verse talks about the most beautiful and elegant Romani women (phenjake) who are dancing and moving to the beat of the drums. The third verse is a repetition of the word "usti" which means "kiss" in Romani, and it is accompanied by a series of rhythmic claps that imitate the sound of the drums.
The song is an expression of the love, joy, and passion that Romani people have for their culture and traditions. It is a celebration of life, love, and music and an invitation to all to join in the celebration. The song captures the essence of Romani culture, with its focus on music, dance, and community.
Line by Line Meaning
Usti usti baba
A phrase to get the attention of the person you are addressing.
O davulja maren
The sound of the drumming which announces the arrival of someone or something.
O davulja maren, baba
The person addressing the 'baba' is calling for attention using the drumming sound.
Me phenjake aven
We are coming dancing and having fun.
Me phenjake aven
We are coming dancing and having fun.
E najsukarjakje
We do it with style and grace.
E najsukarjakje, baba
The person addressing the 'baba' is emphasizing the style and grace they will arrive with.
E najtiknorjakje
We do it more beautifully than anyone else.
Usti baba usti
The person addressing the 'baba' is asking for blessing and permission to proceed with their arrival.
O cheizi ikal
The sound of the bells or jingling which are indicative of a cheerful occasion.
O cheizi ikal, baba
The person addressing the 'baba' is emphasizing the happy occasion they will be celebrating upon arrival.
E najtiknorjakje
We do it more beautifully than anyone else.
Usti usti baba
A phrase to get the attention of the person you are addressing.
O davulja maren
The sound of the drumming which announces the arrival of someone or something.
O davulja maren, baba
The person addressing the 'baba' is calling for attention using the drumming sound.
Me phenjake aven
We are coming dancing and having fun.
Contributed by Jake V. Suggest a correction in the comments below.
Hudson Valente
Why the fuck this doesnt have more views?